Dove finiscono tutti gli sforzi che fai nel crescere i tuoi figli?
Molti genitori si ritrovano a rimproverarsi di questa o quell’altra situazione in cui non sentono di aver dato il meglio di sé con i propri bambini o in cui i bambini si sono comportati in un modo diverso da come i genitori avrebbero sperato.
Accade anche a te?
Per andare a fondo nel tema di oggi, voglio cominciare con il parlarti di….
Denti!
Voglio condividere con te una conversazione avuta alcuni mesi fa con la pediatra di mia figlia.
Durante una visita di controllo, la nostra meravigliosa pediatra notava come i denti di mia figlia fossero in ottimo stato.
Adoro questa donna, che oltre ad essere una professionista d’eccellenza, unisce alla sua passione per il suo lavoro, una dolcezza ed umanità che apprezzo profondamente. Pur essendo lei vicina alla pensione, sarò sempre grata di averla potuta incontrare, anche se solo per i primi anni di mia figlia.
In questa visita la dottoressa ha voluto condividere con me i cambiamenti che ha osservato negli anni, relativamente allo stato di salute dei denti dei bambini.
“Quando ho cominciato a lavorare, i denti dei bambini già a tre anni erano molto compromessi, ora noto un incremento generale dell’attenzione dei genitori: i denti dei bambini sono così sani rispetto ad una volta!”
Questa riflessione della pediatra mi ha attivato un ragionamento più ampio.
Ho cominciato a ricordare qual era lo stato di salute dei denti dei miei genitori quando ero bambina, e quelli dei miei nonni.
Anche i tuoi nonni usavano la dentiera?
Io ricordo il bicchiere d’acqua sul comodino dei miei nonni, e di mattina, quando mi accadeva di ritrovarmi nella loro casa, nel bicchiere d’acqua trovavo la loro dentiera.
Per me era completamente normale che loro la utilizzassero, al tempo stesso ora rifletto: i nonni di mia figlia, i miei genitori e i miei suoceri, oggi non hanno la dentiera.
E nonostante lo stato di salute dei loro denti ad oggi sia peggiore del mio, il mio stato di salute attuale, seppure non indenne da interventi, è migliore rispetto a quello che i miei genitori avevano quando ero bambina. E mia figlia, a sua volta, gode di denti più sani dei miei denti di bambina.
Ho così fatto il conto di quante generazioni ci siano volute per avere un cambiamento così lampante:
I miei nonni. I miei genitori. Io. Mia figlia.
Quattro generazioni.
Si tratta di generazioni in cui non solo è aumentata esponenzialmente la consapevolezza del valore fondamentale del lavarsi regolarmente i denti.
Il contesto sociale ha consentito un aumento del benessere di ogni famiglia, mettendo alla portata di una larga maggioranza alimentazioni più varie, potendo accedere su numeri di larga scala a informazioni relative a diete sempre più salutari.
Oggi sappiamo anche che lo zucchero, così come altri alimenti, danneggia lo smalto dei denti, e così via, chissà quanti altri aspetti che ignoro avranno contribuito a questo incremento generale nella salute dentale della popolazione!
Sì, Vera, tutto molto bello, ma cosa c’entra questo con me, che leggo perché sono una mamma o un papà che di notte si arrovella chiedendosi cosa è meglio fare con il proprio figlio?
Cara mamma, caro papà, ti voglio dire che anche per i cambiamenti radicali nell’educazione abbiamo bisogno di guardare alle generazioni che ci hanno preceduto!
Contiamo insieme sempre le stesse generazioni: quattro. Torniamo ai miei nonni, che si sono vissuti da giovani la seconda guerra mondiale.
Se lasci da parte Maria Montessori, i cui principi non avevano la stessa diffusione che hanno oggi, i manuali dell’epoca avevano tenori di questo genere, cito un estratto di Carlos Gonzales nel suo testo “Besame mucho”, in cui riporta un frammento del testo del 1941 di Rafael Ramos, professore in pediatria:
“Senza assecondare i suoi capricci, quando il bambino comincia a comprendere – fatto, questo, che , sebbene non lo manifesti, avviene prima di quanto solitamente si crede – dovrà fargli credere che quest’attitudine severa è per il suo bene.
E così, poco a poco, si pianta nella coscienza del bambino un seme di valore inestimabile, che la madre a poco a poco fa crescere. Il figlio sa che c’è qualcuno a cui è sottomesso, che si prende cura di lui, che lo dirige, e dal quale riceve i castighi, che non ha altro scopo che la sua felicità. A questo bambino, più tardi uomo, quanto risulterà facile l’obbedienza a qualsiasi altra autorità-superiorità!”
Il figlio è sottomesso, ed è per il suo bene, secondo Ramos nel 1941.
Va bene, starai pensando, orribile, certamente di dubbia morale, ma, Vera, mi porti uno scritto del ’41! E andiamo, mica stiamo ancora lì.
Hai ragione, non siamo ancora lì, veniamo da un approccio diffuso di questo tipo, ma ci siamo mossi in avanti. E dove?
Ti riporto qui uno scritto del 1995, del rinomato Estevill, sempre dal testo di Gonzales, dove il signor Estevill riprende le teorie del signor Ramos qui sopra:
“Se rimossa [la causa], il bambino continua a piangere, bisogna armarsi di pazienza e lasciarlo piangere. Quando il bambino si convince che nessuno gli presterà attenzione, smetterà di piangere. Non facendo così, anche il più piccolino, presto, si renderà conto del suo potere e ripeterà la scena, dando luogo, fatalmente all’inizio della cattiva educazione. Il bambino piccolo è più furbo di quanto creda la gente. (Ramos 1941)
[…] Giovannino è un essere intelligente, molto intelligente e non si piegherà alla nostra volontà al primo tentativo. A quali altri trucchi ricorrerà? Oltre a chiedere da bere, a dire bua e a tutti gli espedienti di cui abbiamo già parlato, può darsi che vomiti. Non spaventatevi, non ha niente: i bambini riescono a provocarsi il vomito con estrema facilità.”
In entrambi gli scritti il bambino deve “piegarsi” e “sottomettersi” alla volontà della madre, pena il rischio di “disobbedienza” nel primo caso e la “cattiva educazione” nel secondo caso, e vomita a comando come strategia avversa al genitore.
Nel 2012, Estevill ha poi ritrattato la validità scientifica di questo scritto, e nonostante questo il libro viene tuttora ristampato e venduto in tutti i paesi del mondo guadagnandosi il favore di molte famiglie.
Non voglio far diventare questo articolo un trattato infinito, e dunque approfondirò in futuro il tema di come diventare una guida solida e amorevole per i bambini.
Arrivo dunque subito al sodo.
Perché ti ritrovi a sbottare e a chiederti dove sbagli con tuo figlio, passando da momenti in cui ti rimproveri per essere stato troppo severo a momenti in cui senti che avresti dovuto essere più severo?
Ti rispondo con un’altra domanda:
Se per migliorare considerevolmente lo stato di salute dei denti della società ci sono volute:
Quattro generazioni;
Svariate evidenze scientifiche a riguardo;
L’aumento del benessere medio della popolazione;
Altre implicazioni di cui non sono certo la più titolata a disquisire;
Ecco, se per i denti è stato necessario tutto questo percorso, può esserci un interruttore immediato che scardina decenni, secoli, e forse millenni di educazione autoritaria trasformandola in una educazione pacifica, efficace e impegnata nel raggiungimento della felicità sia di adulti che di bambini?
Lascio a te la tua risposta, scrivila qui sotto nei commenti.
La mia risposta è: no, l’interruttore immediato non esiste.
C’è un altro aspetto, più legato a noi come individui. Ma poiché sarai già sufficientemente stimolato dalle riflessioni di oggi, puoi leggere in proposito nel prossimo articolo, che trovi a questo link.
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Scopriremo insieme il modo in cui puoi liberare il tuo potenziale.
Sono disponibile per incontrarti online e parlare di ciò che ti sta più a cuore in questo preciso momento della tua vita.
Ti sarà utile a seminare il tuo giardino per una genitorialità serena, felice e soddisfacente, nel rispetto dei tuoi bisogni e di quelli di tuo figlio.
A venerdì prossimo!
Vera Ghirardini
Bibliografia
GONZALES, CARLOS, Bésame mucho. Come crescere i tuoi figli con amore, Edizione Coleman Editore, Catania 2017.