Bambini nel lettone: tra miti e leggende, dov’è la sicurezza – Parte 3

Al momento stai visualizzando Bambini nel lettone: tra miti e leggende, dov’è la sicurezza – Parte 3

 

È vero che dormire coi bambini non è sicuro e può danneggiare il bambino?

Per lungo tempo, la gran parte della storia dell’umanità e ancor prima dell’invenzione della scrittura, le madri hanno coniugato il sonno condiviso con il proprio bambino, con l’allattamento al seno.

Centinaia di migliaia di anni in cui le madri umane hanno armonizzato il sonno e il nutrimento dei bambini garantendo ai piccoli l’immediato soddisfacimento di bisogni sociali, psicologici, oltre che dei bisogni fisici.

Date queste informazioni, suona quanto mai incomprensibile l’obiezione di chi paventa una correlazione tra sonno condiviso tra genitori e figli, con una scarsa autonomia nei bambini.

 

Eppure è opinione diffusissima che sia così, per questo motivo ho sviscerato il tema in un articolo precedente, e puoi trovarlo a questo link.

 

Al tempo stesso, sono sicura che se stai leggendo queste parole, avrai ricevuto più di una obiezione riguardo al dormire con i bambini. Infatti le maggiori critiche arrivano su tre fronti:

 

  1. Dormire con i bambini ne ostacola lo sviluppo dell’autonomia;
  2. Dormire con i figli mina l’intimità di coppia, tema che ho sviluppato in questo articolo;
  3. Dormire con i bambini è pericoloso.

 

Oggi tratterò l’ultimo di questi tre punti, nonché obiezione di molti al sonno condiviso.

 

Se hai perso gli articoli precedenti e non vuoi che succeda di nuovo, puoi ricevere gli aggiornamenti a questa rubrica direttamente nella tua posta elettronica, ecco il link dove iscriverti alla mailing list!

 

Obiezione 3: “Il sonno condiviso aumenta il rischio di incorrere in SIDS, la Sindrome da morte improvvisa del lattante”

 

Premessa: quello che stai per leggere, riguarda il sonno infantile riferendosi a bambini sani e nati a termine. Non è questo il luogo, né è possibile generalizzare, su ciò che concerne i rischi legati al sonno di bambini nati prematuri né con condizioni di patologie di qualsivoglia forma.

Tra i principali studiosi del sonno dei bambini, nello specifico del sonno condiviso, farò riferimento agli studi di James McKenna, che come antropologo ci mostra una contraddizione tra le dichiarazioni dei genitori e la realtà dei fatti. Ma andiamo per gradi.

Immagine di vocabolario con la parola "SIDS" evidenziata in rosa. Scritta: "Cos'è la SIDS?"

Cos’è la SIDS

Con SIDS ci si riferisce ai morti in età infantile per cause ignote. Gli studi su questi casi, sono cominciati sui casi dei bambini morti in culla. Per essere ancora più chiara: si tratta di una sindrome studiata a partire da bambini morti mentre dormivano separatamente dai genitori, in una culla a parte.

Secondo le ricerche di Mckenna, il sonno condiviso prende forma, nel mondo, in differenti modalità: in America Latina, nelle Filippine, in Vietnam, i genitori dispongono i piccoli su un’amaca accanto al proprio letto, altri in una cesta di vimini tra mamma e papà. In Giappone è consuetudine che genitori e bambini dormano gli uni accanto agli altri sdraiati su stuoie di paglie o su futon. Per citare McKenna, a pagina 32 del libro sotto citato, “Gran parte delle culture che praticano il sonno condiviso, in ogni sua forma, contano rarissimi casi di SIDS. La percentuale più bassa al mondo appartiene a Hong Kong, dove è assai comune condividere il sonno”.

Nella fattispecie, i dati riguardanti i casi di SIDS a Hong Kong risultano 0,16 morti su 1000 nascite, nel 2002, mentre abbiamo un altro paese asiatico che fornisce rilevanti informazioni sulla correlazione tra sonno condiviso e rischio di SIDS: il Giappone.

In Giappone, la Japan SIDS Family Organization riporta che la percentuale di vittime da SIDS registrata scende ogni anno: da un rapporto risulta che all’aumento di donne che allattano al seno e che condividono il letto con i figli, e al calo di madri fumatrici, corrisponde un calo dei casi di SIDS.

Immagine di mamma e bebé sdraiati l'uno accanto all'altro mentre dormono

Se osserviamo i dati raccolti negli Stati Uniti, si evidenzia una discrepanza. I genitori tendono a confermare a parole la norma culturale che vede in quei luoghi maggiormente accettata la prassi di far dormire i bambini separatamente dai genitori, così come avviene in Italia, i dati raccolti sui fattori di stress prenatale e neonatale dai centri per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta danno un quadro differente. Secondo questi dati, circa il 68% dei bambini statunitensi ha sperimentato almeno qualche volta il sonno nel letto con i genitori, e per il 26% dei neonati dai 2 ai 9 mesi dormire con mamma e papà è la regola.

È interessante come la percezione della norma culturale, faccia una grande differenza nel dibattito a favore o contro questa pratica così diffusa nella storia dell’uomo.

Di fatto, stiamo osservando come siano state invertite le valutazioni tra la norma biologica, secondo cui neonati e genitori dormono gli uni accanto agli altri, e la norma culturale, che non vede di buon occhio la condivisione del letto tra mamma e piccolo. E questo per una lettura errata del sonno del bambino: i bambini che dormono da soli trascorrono un tempo maggiore negli stadi più profondi del sonno.

E questo non è un bene, anche se ti sembra di sì.

 

Bambini che dormono troppo profondamente

 

Lo so che come genitore, i primi mesi, se non i primi anni di vita dei bambini, tra le cose che impattano di più sulla tua quotidianità c’è la scarsa quantità di sonno e la sua frammentazione a causa dei risvegli del bambino.

In un contesto in cui gli esseri umani dovevano controllare i loro piccoli da predatori o pericoli inaspettati, tenere il piccolo vicino, allattarlo e ovviamente non fumare (ma chi fumava nella preistoria?), sembrava essere l’unica opzione, ma oggi, perché se il bambino potrebbe dormire più profondamente quando allontanato dalla madre non bisognerebbe approfittarne?

 

I bambini che dormono soli, oltre ad avere una temperatura corporea inferiore a quelli che dormono con i genitori, passano più tempo negli stadi 3 e 4 del sonno, i più profondi, e in questi stadi è più difficile risvegliarsi velocemente in caso di una pericolosa apnea, che è ciò che avviene per le morti di SIDS.

 

Gli stadi più leggeri di sonno, stadio 1 e 2, sono considerati più adatti fisiologicamente al sonno dei neonati e consentono loro di risvegliarsi più facilmente in caso di arresto di respirazione.

Una nota di McKenna: un maggior numero di risvegli con maggiore ossigenazione e stadi prolungati di sonno leggero (tutte conseguenze naturali dell’allattamento al seno e del sonno condiviso) siano le medesime conseguenze dell’utilizzo del ciuccio.

Vera, stai dunque consigliando di dare il ciuccio ai neonati?

 

Assolutamente no, non sto dicendo questo! La vicinanza con la madre offre al neonato un maggior numero di interazioni sociali, e amplia la gamma di schemi di comunicazione che il bambino apprende – sì, anche nel sonno! – e quando il neonato ha accesso a questo contatto è stato evidenziato da diversi studi come il suo respiro si faccia regolare, l’utilizzo dell’energia più efficiente e la crescita più rapida.

 

Questo lo rende un’opzione indicata anche in caso di allattamento artificiale, e non solo per bambini allattati al seno.

 

Tanto più che nel più ampio studio riguardante il rischio di SIDS, di McGarvey e Mc Donnel, pubblicato nel 2006 e citato da McKenna, rivela che nei bambini che condividevano il letto con i genitori il rischio di morte per SIDS era quasi dimezzato.

Di fatto, secondo una ricerca del dottor Byard, patologo forense australiano, un elemento comune a tutti i casi di morte improvvisa del lattante di cui aveva documentazione, era l’assenza di supervisione durante le fasi di asfissia.

Un’ultima fondamentale specifica: dormire coi bambini è sempre consigliato?

 

Quando è sconsigliato il sonno condiviso

Ci sono casi in cui il sonno condiviso sulla stessa superficie viene sconsigliato, e elenco i principali qui di seguito

  • In caso di bambini nati prematuri, per via delle loro ridotte dimensioni;
  • In caso di obesità del genitore. Il tessuto adiposo ha una minore sensibilità e il rischio di non percepire il corpo del bambino nel sonno è molto maggiore rispetto ad un corpo non obeso;
  • Se hai fumato in gravidanza, o se tu o il partner fumate;
  • Se dormi su un materasso ad acqua, una poltrona, sul divano;
  • Se non hai ovviato alle intercapedini tra il letto/materasso e il muro, o un mobile, insomma tutti i punti in cui il bambino potrebbe rimanere incastrato;
  • Se tu o il partner siete sotto effetto di alcol, droghe, psicofarmaci, sonniferi o tranquillanti;
  • Se il riscaldamento nella stanza è troppo alto

Per concludere

Gli studi sul sonno coi bambini sono fondamentali per avere dati aggiornati e la loro corretta interpretazione è vitale per comprendere come gli studi antropologici e le evidenze scientifiche mettano in luce la naturalezza di condividere la notte con i tuoi figli.

Al tempo stesso, dove dormirà tuo figlio è una scelta tua e del partner, e si basa anche sulla vostra disponibilità a mettere in atto tutte le accortezze necessarie a rendere piacevole e sicura questa parte importante della vostra vita insieme.

 

Come dormite in famiglia? Adotterai nuovi accorgimenti dopo aver letto questo articolo? Raccontamelo nei commenti!

 

 

Per accompagnarti nel trasformare le situazioni che portano ansia e sofferenza nella tua quotidianità con tuo figlio,

contattami per una consulenza telefonica gratuita di 30 minuti.

Parleremo, risponderò alle tue domande e fisseremo un appuntamento.

Scopriremo insieme il modo in cui puoi liberare il tuo potenziale.

Sono disponibile per incontrarti online e parlare di ciò che ti sta più a cuore in questo preciso momento della tua vita.

Ti sarà utile a seminare il tuo giardino per una genitorialità serena, felice e soddisfacente, nel rispetto dei tuoi bisogni e di quelli di tuo figlio.

 

A martedì prossimo!

Vera Ghirardini

 

Bibliografia

GONZALES, CARLOS, Bésame mucho. Come crescere i tuoi figli con amore, Edizione Coleman Editore, Catania 2017

KABAT-ZINN, MYLA e JON, Il genitore consapevole, Edizioni Garzanti, Milano 2014
MCKENNA, JAMES J., Di notte con tuo figlio. La condivisione del sonno in famiglia, Edizioni Il leone verde, Torino 2011 (p.66)

MONTAGU, ASHLEY, Il linguaggio della pelle. Il senso del tatto nello sviluppo fisico e comportamentale del bambino, Edizioni Verdechiaro, Reggio Emilia 2017

POLI, ENRICA FRANCESCA, Le emozioni che curano, Edizioni Mondadori, Milano 2019

POWELL, BERT, COOPER, GLEN, HOFFMANN, KENT, MARVIN, BOB, Il circolo della sicurezza. Sostenere l’attaccamento nelle prime relazioni genitore-bambino, Edizioni Raffaello Cortina, Milano 2016

SMALL, MEREDITH F., Our babies, Ourselves. How biology and culture shape the way we parent, Edizioni Anchor books, New York 1998

UNVÄS-MOBERG, KERSTIN, Ossitocina, l’ormone dell’amore. Fonte di calma, rigenerazione e guarigione, Edizioni Il leone verde, Torino 2019

Vera Ghirardini

Ciao! Sono Vera Ghirardini, consulente genitoriale. Aiuto i genitori che si chiedono dove stanno sbagliando, a vivere con leggerezza e armonia, nel rispetto dei propri bisogni e di quelli dei propri figli
Iscriviti
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti