3 domande da porti se la tua lista delle cose da fare si allunga invece di accorciarsi

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Ci sono giorni in cui il peso delle cose da fare incombe anche la notte. La testa sembra non fermarsi, e ti ritrovi a ruminare nel buio su ciò che dovrai sbrigare il giorno successivo, o su ciò che hai lasciato indietro durante la giornata appena trascorsa. In questo articolo ti racconto come interrompere con 3 domande questo circolo vizioso in cui fai troppo e al tempo stesso senti che non fai abbastanza.

 

Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, la percentuale di donne tra i 30 e i 50 anni che svolgono attività lavorative retribuite, in Italia, è del 67%.

 

Allo stesso tempo, i dati riportati dall’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) sull’Unione Europea nel 2016 mostrano che “il 92% delle donne tra i 25 e i 49 anni (con figli sotto i 18) si prende cura dei propri figli quotidianamente, rispetto al 68% degli uomini”.

 

Nello stesso anno i dati riportano che l’80% delle donne italiane “cucina e/o svolge attività domestiche quotidianamente”, rispetto al 20% degli uomini italiani.

 

Lungi da me voler far diventare questo articolo una diatriba tra te e il partner: anche agli uomini accade di sentire di non fare abbastanza. Al tempo stesso, come eredità di una cultura patriarcale, ritroviamo nella società un effettivo divario salariale nelle famiglie, tra uomini e donne. Questo è altamente sfavorevole per le donne poiché le porta spesso a giustificare disuguaglianze nella suddivisione delle incombenze con il partner.

 

Nella mia esperienza professionale, posso ad esempio citare Giulia, nome di fantasia, che sentiva di avere minor potere negoziale nei confronti del marito, riguardo alla suddivisione dei compiti in famiglia, poiché lavorava part-time, e in alcuni momenti aveva sospeso il lavoro per dare la priorità ai figli, facendone quindi conseguire una consistente riduzione dello stipendio.

 

A proposito di come recuperare il valore di ciò che fai, ho scritto questo articolo, che puoi recuperare a questo link.

A peggiorare il tutto, l’emergenza sanitaria e i provvedimenti dovuti alla pandemia, che secondo un analisi di Save The Children svolta nel 2020, vede il 74,1% delle mamme italiane affermare che il carico di lavoro domestico è aumentato.

 

Vera, tutto questo è allarmante, ma io che posso fare in questa società che ha retaggi così pronunciati in mio sfavore?

 

Continua a leggere, perché sto per condividere con te come recuperare il tuo valore e spezzare questo circolo infruttuoso.

 

Recuperare il tuo valore, e scansare le critiche (anche quelle che fai a te stessa!)

 

La scorsa settimana ho condiviso con te come ricominciare ad attribuire valore a ciò che fai, ho condiviso il link all’articolo qualche riga più su.

 

Tuttavia, non vorrei assolutamente che confondessi il valore di ciò che fai, con il tuo valore. Perché se c’è una cosa che ho imparato, è che uno dei motivi per cui la tua lista delle cose da fare si allunga, è che non solo dai per scontato il valore di ciò che fai, e dunque pensi di poter aggiungere all’infinito compiti da svolgere, ma pensi che quello che fai ti definisce e stabilisce quanto vali.

 

Dunque, con questo ragionamento, più fai, più vali. Giusto?

 

Sbagliato!

 

Certamente quel che fai apporta valore alla tua vita e alla vita di chi ami. E ugualmente, aggiungere infinite attività e prestazioni da portare non risponde alle domande fondamentali che, in qualche forma, ti tormentano in qualche notte (ma forse anche di giorno):

 

Sono un genitore adeguato?

Quello che faccio è abbastanza buono?

Io ho le caratteristiche per essere un buon genitore, o faccio gli errori dei miei genitori, che mi ero ripromessa di non ripetere?

 

 

Questo è il secondo articolo che scrivo sul tema delle critiche, e se ti eri persa il primo, probabilmente è perché non eri iscritta alla mailing list, che ti raggiunge comodamente nella tua casella elettronica. Sono sicura che non vuoi che succeda ancora, così ecco il link per iscriverti subito alla newsletter settimanale!

 

Essere abbastanza

Ti sei mai ritrovata a rimproverarti per non aver aderito alle aspettative che avevi su di te? O che qualcuno aveva su di te?

Aggiungendo continuamente compiti e incombenze, organizzandoti sempre meglio per avere altro tempo da usare per… portare a termine nuove incombenze invece che avere più tempo libero?

 

Questa è una situazione che ascolto spesso dalle mie clienti. Che, sì, si dedicano del tempo, ma spesso come premio per tutto ciò che fanno nella giornata, nella settimana, a favore della propria famiglia. Tempo libero e dedicato che sentono spesso di non meritare se non hanno prima sgobbato in lungo e in largo.

 

Voglio dunque ricordarti perché è bello che esisti.

 

Voglio che pensi a qualcuno a cui vuoi molto bene. Qualcuno che quando lo incontri, o anche solo quando gli pensi, ti si scalda il cuore, e senti che è bello che esiste. Qualcuno che quando entra nella stanza dove sei anche tu, provi una emozione specifica perché in quella stanza, con la sua sola presenza porta qualcosa.

 

E questo qualcosa può essere la sua eleganza. O la sua gioia di vivere. O il suo entusiasmo. O la sua sicurezza. O ancora la sua determinazione.

 

Se dovessi riassumere in pochissime parole, vorrei che ascoltassi dentro te quella sensazione che provi quando pensi che è bello che questa persona esiste, perché con il suo esistere porta nel mondo questa sua essenza, questa sua caratteristica speciale.

 

Certo, ci saranno momenti in cui è più intensa, questa caratteristica, e altri in cui lo è meno, ma credo che tu abbia nel cuore qualcuno a cui pensi in questi termini: “è bello che Francesca/Giulio/Gina esista perché…”

 

Ecco, tutto questo vale anche per te. Te lo dirò in modo semplice, e vorrei che sentissi come se te lo dicesse un caro amico, una cara amica:

 

È bello che esisti.

 

Ripetitelo, ad alta voce: “È bello che esisto.”

 

È bello che esisti per quelle caratteristiche per porti nel mondo e che non ti riconosci abbastanza. Ma se osservi, negli occhi degli altri, negli occhi di chi ti vuol bene, le ritroverai. Così come le riconosci tu nelle persone di cui sei felice di sapere che esistono.

 

Così, ecco per te 3 domande per riconoscere quali sono le tue credenze su di te. Prendi carta e penna, e comincia a rispondere:

  1. A chi vuoi bene?
  2. Cosa ti rende buona?
  3. Perché pensi che gli altri ti vogliano bene?

 

Prenditi alcuni minuti per rispondere, senza leggere oltre. Non ho modo di essere con te, ma ti sarà più utile come esercizio, perché queste domande sono una base per osservarti e sapere cosa guida le tue giornate, e successivamente, per prendere una direzione differente se quel che ti guida senti che non ti corrisponde più.

 

Okay, hai risposto? Mi raccomando, fallo prima di leggere oltre!

immagine di mano di bambino che scrive su un quaderno. Testo: "Hai scritto, vero"

Bene, darò per assodato che tu abbia già scritto le risposte, e procederò con le spiegazioni

 

Le tue credenze su di te e sul perché vali

  1. Quando rispondi alla domanda “A chi vuoi bene?”, nomini te stessa? Se non lo hai fatto, come mai? È di fondamentale importanza che tu sia una grande fan di te stessa. Se tu ti supporti, e ti sostieni, e ti approvi, anche quando pensi di aver commesso un errore, non sarai mai sola nel risolverlo: sarai con te! La tua prima, preziosa alleata!
  2. Quando rispondi alla domanda “Cosa ti rende buona?”, nomini atteggiamenti che amputano parti di te in favore di un equilibrio familiare? Nomini atteggiamenti volti a preservare il quieto vivere? Puoi valutare che il tuo metterti in disparte e zittire i tuoi bisogni non ti rende più buona di quanto invece sarebbe l’esprimere i tuoi bisogni e portarli alla luce con i tuoi cari?
  3. Quando rispondi alla domanda “Perché pensi che gli altri ti vogliano bene?”, nomini forse tutto quel che fai per loro? Come se le tue azioni fossero ciò che ti rende meritevole di amore?

Le tue risposte a queste domande possono guidarti attraverso il sistema di valori che al momento costruisce il tuo mondo di relazioni, e potresti avere bisogno, o voglia di apportare cambiamenti.

 

Porti queste domande, è una prova di coraggio, perché ti metti in un atteggiamento di ascolto e disponibilità verso la prospettiva interiore sulla nostra relazione con noi stessi e con i nostri bimbi. Queste domande ti portano ad affrontare e confrontarti con la realtà in cui vivi e in cui vive il tuo bambino.

 

Quali credenze hai scoperto di avere?

Raccontamelo nei commenti!

 

Per accompagnarti nel trasformare le situazioni che portano ansia e sofferenza nella tua quotidianità con tuo figlio, ho scritto un eBook:

Come smettere di ripetere sempre gli stessi errori con tuo figlio.
Ti sarà utile a seminare il tuo giardino per una genitorialità serena, felice e soddisfacente, nel rispetto dei tuoi bisogni e di quelli di tuo figlio.

A martedì prossimo!

Vera Ghirardini

 

Bibliografia

FILLIOZAT, ISABELLE, Nessun genitore è perfetto, Edizioni Piemme, Milano 2011

HARRIS, RUSS, La trappola della felicità. Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere, Edizioni Erickson, Trento 2010

 

KABAT-ZINN, MYLA e JON, Il genitore consapevole, Edizioni Garzanti, Milano 2014

LUMERA, DANIEL e DE VIVO, IMMACULATA, La lezione della farfalla. 7 consapevolezze per rigenerarsi e scoprire un nuovo benessere, Edizioni Mondadori, Milano 2021

ROTH, GENEEN, When food is love. Exploring the relationship between eating and Intimacy, Penguin Group, New York 1992

SEAGER, JONI, L’atlante delle donne. La più aggiornata e accurata analisi di come vivono le donne nel mondo, Edizioni add, Torino 2020

SIEGEL, DANIEL, PAYNE BRYSON, TINA, 12 Strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino. Una guida pratica con esercizi, schede e giochi, Edizioni Raffaello Cortina, Milano 2021

 

Sitografia

 

https://www.istat.it/donne-uomini/bloc-3d.html?lang=it</font size>

 

Vera Ghirardini

Ciao! Sono Vera Ghirardini, consulente genitoriale. Aiuto i genitori che si chiedono dove stanno sbagliando, a vivere con leggerezza e armonia, nel rispetto dei propri bisogni e di quelli dei propri figli
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