Bambini nel lettone: sì o no? – Parte 1

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Oggi condivido tre fattori chiave per orientarti nella scelta di cosa fare in un chiacchieratissimo quanto fondamentale ambito della tua vita di mamma: dove deve dormire tuo figlio?

 

“È vero che dormire con mio figlio lo ostacola nel distacco da me?”

Una mamma mi ha posto questo dubbio, in un colloquio per cui mi ha contattato recentemente.

Ascolto in continuazione quesiti simili, e dibattiti su dove, e come, e quanto dovrebbe dormire un bambino.

Spesso queste conversazioni tra conoscenti, o amici, diventano battaglie ideologiche tra chi ha più ragione.

Oggi parleremo di tre fattori chiave per orientarti nella scelta di cosa fare in questo chiacchieratissimo quanto fondamentale ambito della tua vita di mamma:

  1. Cosa dicono le evidenze scientifiche sui bisogni di tuo figlio
  2. I tuoi bisogni di mamma e quelli della tua coppia
  3. I rischi di una scelta errata basata sul “Si fa così” o “Si è sempre fatto così”

 

L’articolo di oggi è il primo di una serie sul mondo del sonno dei bambini, e dunque, anche sui riflessi che il sonno – e la sua assenza! – ha su di te.

 

Per prima cosa:

In questo e nel prossimo articolo sviscereremo il tema del sonno condiviso, e prima di partire occorre fare alcune premesse indispensabili.

  1. Quello che condividerò, riguarda il sonno infantile riferendosi a bambini sani e nati a termine.
  2. Non troverai una risposta univoca e pre-confezionata. Chi ti offre una soluzione standard, ti propone un vestito valido per tutte le occasioni, tutte le taglie, e tutte le stagioni. Immagini quanto sarà scomodo nella maggior parte dei casi?
  3. Vedremo insieme le tre principali obiezioni che vengono poste quando si parla di dormire con i bambini e distingueremo tra miti ed evidenze scientifiche.

 

Con il termine sonno condiviso ci si riferisce, in italiano, a diverse modalità di gestire la prossimità dei corpi nelle ore di sonno, non solo nella fase di sonno notturno. Il termine italiano deriva dall’inglese co-sleeping, che si differenzia in room-sharing, la condivisione della stanza, e bed-sharing, ovvero della condivisione della stessa superficie, insomma, dello stesso letto.

Già da questa prima informazione, possiamo cogliere un importante divario di consapevolezza tra il dialogo che può avvenire in italiano riguardo alla condivisione del sonno e il dialogo che si può avere in lingua inglese.

Il rischio, se non si tiene ben presente la differenza tra le varie modalità di sonno condiviso, è di generalizzarle e trovarsi a scegliere tra opzioni polarizzanti come “Tutto sì” e “Tutto no”, quando ci sono in realtà moltissime sfaccettature da tenere in considerazione.

 

Insomma, come parlare con qualcuno che non viva in Italia e non abbia idea della cucina italiana e sentir definire la pasta come un unico enorme mondo, mentre invece per chi si addentra nello specifico mondo culinario italiano, sa benissimo che c’è un abisso tra pasta lunga e corta, pasta liscia e non, pasta all’uovo, e tutti i vari formati da abbinare a sughi e preparazioni differenti.

 

Lo stesso avviene per il sonno condiviso. Ci sono momenti in cui può risultare preferibile, per una famiglia, condividere la stessa superficie, o ancora altri momenti in cui può scegliere di condividere solo la stanza, o ancora trovare ulteriori soluzioni, ma andiamo per gradi.

Cominciamo ora con la prima obiezione che viene posta quando si parla di condividere il sonno, proseguiremo con il tema la settimana prossima, e tu non vuoi perderti l’articolo, vero? Per ricevere gli aggiornamenti a questa rubrica direttamente nella tua posta elettronica ecco il link dove iscriverti alla mailing list!

 

Obiezione 1: “Il sonno condiviso non promuove l’autonomia e l’indipendenza del bambino”

 

Tra le obiezioni maggiormente diffuse sulla condivisione del sonno con i bambini, la più gettonata è quella che dormire con i figli non consenta loro di sviluppare autonomia e indipendenza. Spesso, questa idea viene istillata anche da professionisti che lavorano con i genitori e i bambini in differenti ambiti legati alla famiglia.

 

Non ti terrò in sospeso. Non esistono ad oggi evidenze scientifiche a supporto di questa obiezione. Questo non vuol dire che sei tenuta a dormire con tuo figlio, ma significa che qualsiasi obiezione ti pongano deve essere documentata da dati scientifici a suo favore.

 

E una illustre opinione, se non suffragata da studi, rimane pur sempre un’opinione, anche se proveniente da una persona molto nota.

 

Esistono invece innumerevoli evidenze che mostrano il contrario, ma andiamo con ordine.

Non esiste il bambino da solo, ma solo il bambino e qualcun altro

Per citare il pediatra e psicoanalista Donald Woods Winnicott, “Non esiste il bambino da solo, ma solo il bambino e qualcun altro”.

Mamma che bacia il neonato che tiene in braccio. Scritta: Mamma, ho bisogno di te!

Vediamo cosa intendeva, nello specifico.

Alla nascita, il cervello del bambino è al 25% del suo sviluppo complessivo, contro il 60%/90% degli altri mammiferi. Il contatto e la prossimità, ancora di più quando avvengono pelle a pelle, favoriscono la creazione di maggiore sicurezza e di conseguenza aumentano la produzione di ossitocina. Questo ormone ha, tra le sue meravigliose funzioni, l’agevolazione di produzione di nuovi tessuti, inclusi. Per citare il Dottor James J. McKenna, che si riferisce agli studi di Anderson, “Le indagini scientifiche dimostrano che quando i neonati dormono sul petto della madreo del padre, godendo del contatto diretto pelle a pelle, il loro respiro si fa più regolare, l’utilizzo dell’energia più efficiente, la crescita più rapida, e i fattori di stress risultano ridotti.”.

Vera, ma come mai succede questo?

Immagina il lungo percorso che ha favorito l’evoluzione della nostra specie, in un pianeta dove pericoli e predatori caratterizzavano l’ambiente dove i nostri antenati hanno abitato per centinaia di migliaia di anni. Luoghi in cui, anche senza predatori del mondo animale, guerre e scontri erano diffusi, pensa anche all’Europa fino alla prima metà del 1900.

Figurandoti questi luoghi ostili, quali sono i geni che maggiormente avranno garantito la sopravvivenza della nostra specie?

 

I bambini che, una volta posati a terra e avvertita l’assenza di un genitore vicino, avranno attivato un pianto immediato, favorendo così la pronta reazione della madre, si saranno garantiti che la madre fosse ancora abbastanza vicina da poterli accudire nuovamente.

In una diade madre-bambino in cui il pianto avvenisse tardivamente, o la risposta della madre fosse invece di diniego rispetto alla richiesta di accudimento del bambino, le conseguenze sarebbero state davvero pericolose: un bambino che pianga con la madre fuori dalla portata della sua voce, attiverebbe i predatori, e così avverrebbe anche in caso di risposta inefficace del genitore alla pronta richiesta del bambino.

 

Riassumendo

Possiamo dunque convenire che la prossimità e il contatto siano un bisogno primario per gli esseri umani, in particolar modo fondamentali nella primissima infanzia. Accomunandoli a un altro bisogno primario, come soddisfare la sete, se fosse continuamente negata l’acqua a qualsiasi essere umano, magari anche per cause naturali come trovarsi in un deserto, che farebbe questi appena trovata un’oasi?

Si attaccherebbe disperatamente a questa fonte per evitare di trovarsi nuovamente a patirne l’assenza!

Lo stesso può caratterizzare i bambini cui venga negato il soddisfacimento del bisogno di prossimità: una volta che poi si trovino a contatto con la mamma, potrebbero faticare ulteriormente a staccarsene non sapendo quando la prossima volta potrebbe essere soddisfatto il loro bisogno di contatto!

 

Naturalmente l’approfondimento non finisce qui, esiste anche un’altra possibile reazione del bambino, quando il contatto e la prossimità vengono negati, ma continueremo la settimana prossima, con anche l’analisi delle altre comuni obiezioni al sonno condiviso.

Raccontami nei commenti la tua esperienza! 

 

 

Contattami qui per una consulenza telefonica gratuita di 30 minuti.

Parleremo, risponderò alle tue domande e fisseremo un appuntamento.

Scopriremo insieme il modo in cui puoi liberare il tuo potenziale.

Sono disponibile per incontrarti online e parlare di ciò che ti sta più a cuore in questo preciso momento della tua vita.

Ti sarà utile a seminare il tuo giardino per una genitorialità serena, felice e soddisfacente, nel rispetto dei tuoi bisogni e di quelli di tuo figlio.

 

A martedì prossimo!

Vera Ghirardini

 

Bibliografia

GONZALES, CARLOS, Bésame mucho. Come crescere i tuoi figli con amore, Edizione Coleman Editore, Catania 2017

KABAT-ZINN, MYLA e JON, Il genitore consapevole, Edizioni Garzanti, Milano 2014
MCKENNA, JAMES J., Di notte con tuo figlio. La condivisione del sonno in famiglia, Edizioni Il leone verde, Torino 2011

POLI, ENRICA FRANCESCA, Le emozioni che curano, Edizioni Mondadori, Milano 2019

POWELL, BERT, COOPER, GLEN, HOFFMANN, KENT, MARVIN, BOB, Il circolo della sicurezza. Sostenere l’attaccamento nelle prime relazioni genitore-bambino, Edizioni Raffaello Cortina, Milano 2016

 

Vera Ghirardini

Ciao! Sono Vera Ghirardini, consulente genitoriale. Aiuto i genitori che si chiedono dove stanno sbagliando, a vivere con leggerezza e armonia, nel rispetto dei propri bisogni e di quelli dei propri figli
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