Il gioco nella relazione con i bambini

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Il ruolo del gioco nella relazione tra genitori e figli.

Quello che riscontro ogni giorno, è che gli spazi per giocare sono spesso pochi, e molto organizzati.

Come genitori, ogni giorno ci sono tante e varie responsabilità, che affollano la mente. Il momento del gioco con i figli viene spesso trasformato in un impegno.
Quando i miei clienti me lo raccontano, mi dicono che quando giocano con i loro figli hanno la sensazione di mancare di spensieratezza.
Ridiamo spontaneamente in poche occasioni, durante la giornata. In alcuni casi, addirittura durante la settimana sono pochi gli spazi per la risata di gusto.


I muscoli dell’arrabbiatura sono molto più allenati di quelli del riso, e quando ci prendiamo un momento libero è più difficile staccare la spina. Non esiste un interruttore acceso/spento: per lo stesso motivo per cui i primi giorni di ferie spesso sono un allenamento al rilassamento e all’andatura più su misura per te, ci hai fatto caso?


Da anni lavoro con il respiro e l’attenzione al corpo, che possono svolgere un ruolo fondamentale nel mantenere e recuperare la tua serenità e la tua presenza nei momenti di sovraccarico.


Una vera svolta è stata conoscere il potere della risata e dell’allenamento ad essa.
La risata di ogni giorno sarà più veloce ad attivarsi, poiché il corpo attiva la stessa produzione ormonale che si rida “spintanemente” (con una “spinta”) o spontaneamente: il corpo muove gli stessi muscoli nel ridere nel primo e nel secondo modo, e le reazioni biologiche sono identiche.


Puoi essere una persona seria e ridere spesso di gusto. Ne beneficerai tu ed anche i tuoi bambini.

Ma come facciamo a ridere di più?

 

Oggi voglio parlarti di uno strumento spesso sottovalutato, che ti aiuterà ad aumentare i momenti in cui ridi nelle tue giornate. Il Gioco.

 

Eraclito, il filosofo greco vissuto tra il VI e il V secolo a.C, sosteneva:

 

L’uomo è più vicino a se stesso quando raggiunge la serietà di un bambino mentre gioca

 

Giocare ha un impatto su molteplici ambiti della vita delle persone:

 

  1. La salute. Chi gioca è più felice, più ottimista, più vitale e realizza maggiormente se stesso. Sviluppa l’intelligenza emotiva e l’autostima, nonché l’autoefficacia. Ho parlato in maggior dettaglio dell’autoefficacia in questo articolo.
  2. Le relazioni. Il gioco favorisce la cooperazione e la condivisione, rendendo le relazioni più armoniose, caratterizzate da scambi empatici e rispetto.
  3. L’istruzione. Il gioco aumenta le competenze nella risoluzione dei problemi, e ottimizza i tempi di apprendimento. Favorisce la creatività, l’immaginazione e lo sviluppo cognitivo
  4. Il lavoro. Gestire gruppi di lavoro con approcci improntati al gioco aumentano la produttività e l’innovazione, riducendo al tempo stesso lo stress, l’assenteismo e la mancanza di partecipazione.

 

Per poter proporre un gioco, e dunque per giocare con tuo figlio, occorre che tu sia consapevole del tuo atteggiamento, perché ti servirà di mantenere un atteggiamento positivo.

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I giochi non sono uno stratagemma per manipolare il bambino, o nessun altro con cui tu intenda ampliare i momenti di gioco. Puoi riconoscere i momenti in cui tenti di manipolare l’altro quando:

 

  • Cerchi di ottenere un risultato specifico, imponendo autorità, facendo valere il tuo potere, dominando o controllando l’esito e l’andamento della situazione;
  • Poni il focus, la tua attenzione, soprattutto sugli strumenti che ti porteranno a raggiungere il risultato desiderato;
  • Consideri il bambino, o l’altro, come soggetto da influenzare, controllare, o da cui poter ottenere qualcosa.

 

Al contrario, quando accompagni un momento ludico con onesta positività e curiosità:

  • Aiuti, sostieni e metti le fondamenta affinché qualcosa di non pre-definito abbia luogo;
  • Rimani aperto a qualunque risultato, considerandolo utile, valido e meritevole quanto gli altri risultati possibili;
  • Mantieni il focus, la tua attenzione, sulla persona e sulle sue necessità – le tue e quelle di tuo figlio;
  • Rispetti le persone, accettandole come sono. Anche qui, vale sia per te che per il tuo bambino.

 

Vera, ma intendi dire che devo sempre trovare un modo per giocare con mio figlio?

Immagine di un uomo sdraiato sul tappeto accanto al divano, con bimbe sulla schiena e scritta: "Gioca ancora, papà!"

Assolutamente no! O meglio, se ti viene naturale introdurre il gioco in molte delle tue attività quotidiane, va benissimo!

 

Ma invece, se nel mantenere l’attenzione su ciò che senti e su ciò di cui hai bisogno, ti accorgi che il gioco sarebbe uno stratagemma per ottenere un tuo obiettivo specifico ben definito, e dunque un modo di manipolare il bambino affinché faccia ciò che tu desideri, allora meglio prima che tu ti chiarisca con te stesso e ascolti quali emozioni ti muovono e ti abitano nel corpo.

 

Una volta che hai riconosciuto la tua emozione, o le tue emozioni, del momento, puoi utilizzare il gioco a tuo beneficio distensivo: canticchiare il tuo disagio è un gioco e distendendo te, mostra anche al bambino come gestire momenti di confusione. Potrebbe andare più o meno così:

 

Canti: sono stanca e non voglio cucinareeeeeee! Lalalalalà! E ci sono anche i giochi da raccogliereeeee! Lalalalalà!

 

Ovviamente, questo non deve essere pronunciato con ironia o sarcasmo, poiché questi non sono parte del gioco sano, costruttivo, che crea relazione e si basa sull’empatia. E non devi per forza cantare. Si tratta semplicemente di un esempio che con me funziona sempre, e che poi mia figlia impara immediatamente a riutilizzare.

 

In altri casi in cui sia il bambino a manifestare tensione, un gioco può anche essere prendere un pupazzetto del bambino e farlo parlare per creare un dialogo, a cui il bambino sarà più propenso a rispondere giocando, manifestando emozioni in modo fluido e accedendo all’area deputata ANCHE al divertimento che è in lui.

O ancora, se ti accorgi di sentirti frustrato per come sta andando con tuo figlio una determinata situazione, puoi creare un momento distensivo con una minaccia fittizia.

 

Invece di introdurre una punizione, o una minaccia di punizione, al bambino (Và in camera tua! Sono arrabbiato!), puoi fingere di minacciare te stesso in un modo buffo. Ad esempio puoi dire:

Se lo fai ancora una volta, faccio una capriola!

La minaccia deve essere buffa, rivolta verso di te, e finta. Non devi portare a termine il gesto, stai solo interrompendo uno schema in atto e comunichi che quello schema non ti sta bene, e che vuoi fare qualcosa a riguardo.

 

A differenza delle minacce reali, come “O fai come dico io, o non otterrai ciò che vuoi/o non ti vorrò più bene”, detto a parole o applicato nei fatti, minacce che comunicano al bambino che non solo siete arrabbiati, ma che è colpa del bambino se lo siete. Ho scritto maggiormente in proposito in questo articolo.

Allenarti a risolvere le situazioni in modo giocoso, tendendo conto delle tue emozioni e di quelle del tuo bambino, aumenta le risate nella relazione.

Per accompagnarti nel trasformare le situazioni che portano ansia e sofferenza nella tua quotidianità con tuo figlio, ho scritto un eBook.
Ti sarà utile a seminare il tuo giardino per una genitorialità serena, felice e soddisfacente, nel rispetto dei tuoi bisogni e di quelli di tuo figlio.

Scrivimi nei commenti in quale situazione ti piacerebbe giocare maggiormente!

A venerdì prossimo!

Vera

 

Bibliografia

COHEN, LAWRENCE J., Gioca con me. L’educazione giocosa: un nuovo, entusiasmante modo di essere genitori, Edizioni Feltrinelli, Milano 2016

DION, LISA, Aggression in play therapy, Edizioni Norton, Londra 2018

EARL PLATTS, DAVID, Giochi che trasformano. Trasformare l’armonia del gruppo e scoprire se stessi con il gioco, Edizioni Sorgente Natura, Rimini 2015

LOOS, SIGRID e VITTORI, RITA, 99 e + giochi cooperativi, Notes Edizioni, Torino 2011

Vera Ghirardini

Ciao! Sono Vera Ghirardini, consulente genitoriale. Aiuto i genitori che si chiedono dove stanno sbagliando, a vivere con leggerezza e armonia, nel rispetto dei propri bisogni e di quelli dei propri figli
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