“Voglio solo che mio figlio sia felice”, 4 leggenda da sfatare

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Quando nasce un figlio, nel cuore di un genitore nasce anche l’immagine di come vorrà che il suo bambino cresca. Se alcuni aspetti di come desideri che sia la vita del bambino possono sembrare nebulosi, c’è un aspetto su cui praticamente tutti i genitori concordano: vogliono crescere figli felici. Oggi ti racconto perché questa aspettativa non è solo irrealistica, ma anche dannosa, sia per te che per tuo figlio.

 

Il 20 marzo è stata la giornata internazionale della felicità. Nella mia personale esperienza di vita, poche, pochissime cose sono soddisfacenti quanto vedere ridere di gusto mia figlia.

Quei momenti in cui irradia felicità da tutti i pori, con gli occhi che brillano e gli zigomi che si alzano in un sorriso che pervade tutta la stanza.

Momenti felici, in cui il mondo sembra girare attorno al sole apposta per noi, apposta per lei.

Forse, , è successo anche a te. E magari, ti sei detta: vorrei che fosse sempre così. Vorrei che mio figlio fosse felice, mi basta questo.

Un obiettivo che può diventare una condanna, sia per te che per il tuo bambino.

Voglio solo che mio figlio sia felice.

Come a prendere per postulato, come una legge matematica, che la felicità sia la condizione base dell’esistenza e che quando si allontani da questa condizione, ci sia qualcosa che non va.

Qualcosa che non va in tuo figlio, o qualcosa che non fai nel modo giusto come genitore, qualcosa da correggere nel mondo per far tornare il sorriso.

E allora sale la frustrazione, o magari l’ansia, di come far tornare quel sorriso, quella gioia, quella felicità che faceva girare il mondo, il tuo mondo.

Questa è una trappola piena di insoddisfazione e voglio tenderti la mano per aiutarti a uscirne, con l’articolo di oggi sfatiamo insieme 4 leggende metropolitane sulla felicità.

1. “La felicità è la condizione naturale degli esseri umani”

Ormai lo avrai sentito un milione di volte, in molte forme: “Siamo al mondo per essere felici, mica per soffrire!”. Si tratta di un mantra che viene ripetuto spesso nei momenti difficili, o nei momenti in cui desideri goderti la vita senza rimuginare su ciò che non va. E intendiamoci: faccio parte anche io della schiera di chi sostiene e promuove uno stile di vita che massimizzi la soddisfazione di ciascuno!

 

Eppure non è questo che lascia realmente intendere questa frase. Questa frase è insidiosa, poiché ti informa che il mondo si costruisce sul presupposto che tutti gli esseri umani siano felici.

 

Cosa vuol dire essere felici? Prendo la definizione dal sito della Treccani:

 

Felice agg. [lat. felixīcis, dalla stessa radice di fecundus, quindi propr. «fertile»]. – Che si sente pienamente soddisfatto nei proprî desiderî, che ha lo spirito sereno, non turbato da dolori o preoccupazioni e gode di questo suo stato.

 

Ora, ti chiedo: come è possibile che il nostro cervello, frutto dell’evoluzione di centinaia di migliaia di anni, possa essere così incline a sperimentare costantemente questa sensazione di soddisfazione piena nei propri desideri, e serenità nello spirito? Ora, io sento già la domanda che ti frulla nella mente.

 

Vera, come mai il nostro cervello non dovrebbe essere evoluto in questa direzione?

 

Se guardi il mondo oggi, in molti paesi la vita è al suo massimo per quanto riguarda la sicurezza. Certo, esistono ancora le guerre, la povertà non è stata eliminata, ed esistono ancora pericoli nelle vite di ciascuno. Ma se dai uno sguardo alla vita come la conosciamo oggi, godiamo di certezze che per quasi tutta la storia del genere umano non abbiamo potuto sperimentare: non siamo minacciati quotidianamente da predatori, le nostre case ci proteggono dalle intemperie, non dobbiamo macinare chilometri su chilometri per procacciarci il cibo.

 

Queste sono azioni che hanno compiuto i nostri antenati per così tante volte da programmare letteralmente il nostro cervello per individuare questi pericoli e ridurre al minimo necessario il rischio. Perché in un passato non troppo lontano, rischiare voleva dire morire o condannare a morte il proprio gruppo.

 

Per programmarsi diversamente, il cervello impiega molto più di qualche decade, ci vogliono migliaia di anni, e per questo, a tutt’oggi, nei momenti critici il cervello attiva le stesse produzioni ormonali dello stress che attivava il pericolo di incontrare un predatore o un sentiero particolarmente accidentato, o il rischio di carestia. Anche se il pericolo è in effetti un esame da superare o un colloquio da sostenere con il capo!

Il cervello è dunque maggiormente predisposto a valutare situazioni che non offrano “la piena soddisfazione dei propri desideri” che descrive l’essere felici.

 

2. “Se non sei felice hai qualcosa che non va”

Come conseguenza della prima leggenda, se credi che la felicità sia la condizione naturale di tutti gli esseri umani, se non provi questa sensazione, allora la tua mente, tu dovete per forza essere difettosi, giusto?

 

Sbagliato!

 

La felicità è una parte del percorso: spesso, per provare soddisfazione, una soddisfazione piena, c’è una ricerca anche dolorosa che viene da una rottura, da un trauma.

 

Ti racconto una storia.

Immagine: pagina del libro pezzettino in cui si chiede a chi più appartenere

Nel libro “Pezzettino”, di Leo Lionni, il protagonista si sente piccolo e insoddisfatto, e immagina che i suoi amici più grandi siano tutti realizzati con le loro caratteristiche che li contraddistinguono: un amico è “Quello-che-corre”, un altro “Quello-che-nuota”, e così via. Poiché gli sembra che tutti tranne lui, facciano cose meravigliose, suppone di essere un pezzettino caduto a loro, ma scopre poi, quando si rompe inciampando, che anche lui è fatto di tanti piccoli pezzettini più piccoli. È in quel momento che prova la felicità, che è giunta grazie al permesso che il protagonista ha dato a se stesso: potersi sentire inadeguato, cercare una soluzione, sperimentare un trauma, e rimettere insieme i pezzi a seguito del trauma.

immagine: Pezzettino si rompe in mille pezzi

 

Se non conoscevi questo libro, te lo consiglio caldamente, è una lettura che riempie il cuore per grandi e piccini!

 

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3. “Per avere una vita soddisfacente, devi liberarti delle emozioni spiacevoli”

Dopo aver raccontato la storia di Pezzettino, sono cera che anche tu possa attingere alla tua storia e ritrovare momenti in cui la felicità è stata risultato della tua ricerca durante un momento buio della tua vita.

 

Puoi dunque comprendere come sia impossibile avere una vita soddisfacente e migliorare la tua quotidianità senza emozioni spiacevoli, spesso anche definite “negative”, come la rabbia, la paura, la tristezza.

 

Le emozioni spiacevoli, infatti, funzionano come una bussola nella tua vita. Come per il dolore fisico, il dolore delle emozioni come rabbia, tristezza, e paura, ti dà una indicazione molto preziosa: c’è qualcosa che non va nella tua situazione e occorre apportare un cambiamento.

Come quando ti si rompe una gamba, il dolore ti consente di smettere di usarlo: se non provassi questa sensazione, continueresti a muoverla normalmente, danneggiando ulteriormente il tuo corpo.

 

4. “Dovresti essere capace di controllare ciò che pensi e che provi”

Di fatto, in questa società va molto di moda il dover “gestire le proprie emozioni”. Quello che invece ti serve, è di imparare a lasciarle transitare, consentendo a te stessa e a tuo figlio di osservarle e scoprire che sono transitorie e che può sopravvivere ad essere ed uscirne cambiato e più pieno.

 

Allo stesso modo, occorre accompagnare le emozioni del tuo bambino accettandole tutte. Ecco alcuni suggerimenti:

 

  • Elimina frasi come “Smetti di piangere”
  • Esercita dentro di te la comprensione quando il tuo bambino prova emozioni forti
  • Legittima le emozioni con frasi come: “Va bene sentirsi così!”
  • Ricorda che il modo in cui le emozioni vengono vissute nell’infanzia è lo stesso con cui il tuo bambino imparerà a viverle e si permetterà di farlo da adulto
  • Comincia molto presto, fin dalla nascita a creare una accoglienza emotiva per il tuo bambino: sotto i sette anni i bambini credono a tutto ciò che dici, per cui se dirai loro che piangere non va bene, ti crederanno tanto quanto se dirai che se corri in mezzo alla strada le macchine possono investirti!
  • Ricorda che quando dici a tuo figlio che arrabbiarsi o essere tristi non va bene, o che non c’è niente di cui avere paura, stai creando un sistema in cui utilizzi due pesi per due misure. Lui ti vede, sa che ci sono momenti in cui ti arrabbi, in cui sei triste e in cui hai paura (La guerra in Ucraina non ti ha colpita? La pandemia, ti ha mosso qualche emozione? Quando tuo figlio fa qualcosa di pericoloso, non ti arrabbi mai?).

 

 

 

Da cosa senti di voler cominciare? Raccontamelo nei commenti!

 

 

 

Per accompagnarti nel trasformare le situazioni che portano ansia e sofferenza nella tua quotidianità con tuo figlio, ho scritto un eBook:

Come smettere di ripetere sempre gli stessi errori con tuo figlio.
Ti sarà utile a seminare il tuo giardino per una genitorialità serena, felice e soddisfacente, nel rispetto dei tuoi bisogni e di quelli di tuo figlio.

A martedì prossimo!

Vera Ghirardini

 

Bibliografia

FILLIOZAT, ISABELLE, Nessun genitore è perfetto, Edizioni Piemme, Milano 2011
HARRIS, RUSS, La trappola della felicità. Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere, Edizioni Erickson, Trento 2010

KABAT-ZINN, MYLA e JON, Il genitore consapevole, Edizioni Garzanti, Milano 2014
MILLER, ALICE, Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé, Edizioni Bollati Boringhieri, Torino 2018
LUMERA, DANIEL e DE VIVO, IMMACULATA, La lezione della farfalla. 7 consapevolezze per rigenerarsi e scoprire un nuovo benessere, Edizioni Mondadori, Milano 2021
POLI, ENRICA FRANCESCA, Le emozioni che curano, Edizioni Mondadori, Milano 2019

POWELL, BERT, COOPER, GLEN, HOFFMANN, KENT, MARVIN, BOB, Il circolo della sicurezza. Sostenere l’attaccamento nelle prime relazioni genitore-bambino, Edizioni Raffaello Cortina, Milano 2016

ROTH, GENEEN, When food is love. Exploring the relationship between eating and Intimacy, Penguin Group, New York 1992
SIEGEL, DANIEL, PAYNE BRYSON, TINA, 12 Strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino. Una guida pratica con esercizi, schede e giochi, Edizioni Raffaello Cortina, Milano 2021

 

Vera Ghirardini

Ciao! Sono Vera Ghirardini, consulente genitoriale. Aiuto i genitori che si chiedono dove stanno sbagliando, a vivere con leggerezza e armonia, nel rispetto dei propri bisogni e di quelli dei propri figli
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