Cosa ti ostacola quando vuoi stare vicino al tuo bambino ma senti di aver terminato qualsiasi energia.
La scorsa settimana ho introdotto il concetto di saturazione emotiva e ho distinto questa sensazione da quella di fatica. Se ti sei persa l’articolo, corri a recuperarlo a questo link.
Oggi voglio raccontarti come puoi accorgerti che sei arrivata al livello di saturazione emotiva.
Cercare di cambiare le emozioni del tuo bambino ti danneggia
Nell’articolo precedente, ti ho raccontato come sia consuetudine credere di essere responsabili delle emozioni altrui, e viceversa di come immaginiamo che siano gli altri a causare le nostre emozioni. Immagina frasi come: “Mi hai fatta arrabbiare”, “Mi hai resa felice”, “Non voglio intristirti”…
Insomma, siamo cresciuti credendo che ciò che muove le emozioni dentro di noi, sia esterno a noi e crediamo quindi che qualcosa al di fuori del nostro potere debba in qualche modo risolvere la nostra emozione. Lo stesso vale quando vediamo i bambini provare le emozioni in modo plateale, e magari con una manifestazione che ostacola il raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo prefissi. Ad esempio, se vogliamo uscire di casa e il piccolo non ne vuole sapere e comincia a piangere, puoi pensare di essere tu a dover cambiare quell’emozione – spegnendola o modificandola – per poter uscire, e dunque per essere un buon genitore.
Niente di più lontano da ciò che ti serve, e invece è esattamente ciò che ti fa sprecare energia e arrivare più velocemente alla saturazione emotiva.
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3 comportamenti che ti fanno capire se stai cercando di modificare l’emozione di tuo figlio
Ci sono certamente accorgimenti che possono aiutarti a prevenire le situazioni di sconforto, come ad esempio avvisare tuo figlio con anticipo dell’uscita di casa per consentirgli terminare il gioco che sta facendo, disporre un timer o una clessidra per aiutare il bambino a rendersi conto dello scorrere del tempo…
Tuttavia questi strumenti non sono infallibili e può accadere che tu ti ritrovi a voler cambiare l’emozione di tuo figlio perché in quel momento ostacola l’obiettivo che ti sei prefissa – ad esempio uscire di casa. Ti accorgi che questo accade quando:
- Ti lamenti che tutto quello che fai non funziona e non ti avvicina al tuo obiettivo. Potresti lamentarti tra te e te, o a voce alta, o rivolta al bambino, o al partner, ad esempio dicendo qualcosa come: “Propongo di andare al parco giochi, propongo la crepes alla gelateria, lo dico giocosamente, lo dico seriamente, le provo tutte, ma non funziona niente e continua a non uscire!”
- Cerchi di spiegargli razionalmente, magari con dovizia di dettagli, che non c’è alcun motivo di essere agitato, spaventato, insomma cerchi di spiegare razionalmente la sua emozione e il motivo per cui non la dovrebbe provare ed per cui è in qualche modo insensata. Se ad esempio tuo figlio teme il rumore dei fuochi d’artificio, potresti trovarti a dirgli che anche se fanno rumore, non entreranno in casa e non faranno alcun male. Che è vero, ed è una utile spiegazione. Al tempo stesso, è plausibile che sapere questo non sia sufficiente al bambino per calmare la paura.
- Tendi ad allontanare la manifestazione emotiva di tuo figlio, fisicamente o con la mente, con pensieri come: “Ma adesso non posso occuparmi di quello che dici, di quello che provi, ho i piatti da lavare, non ho tempo, sono stanca, devo fare pipì…”
Quello che rifuggi in questi momenti è la tua presenza, sia che ti allontani realmente per lavare i piatti ad esempio, sia che tu rimanga nelle tue riflessioni con la lista di cose da fare invece di accudire il bambino, o ancora mentre divaghi in spiegazioni o lamentele.
Questo ti allontana da quel che accade al bambino: la tua presenza nei confronti di te stessa è fondamentale per guidare il bambino mentre vive emozioni forti.
La settimana prossima ti svelerò come riconnetterti con te e con quello che provi, a vantaggio tuo e di tuo figlio.
Raccontami nei commenti in quale di questi tre casi ti ritrovi più spesso!
Contattami qui per una consulenza telefonica gratuita di 30 minuti.
Parleremo, risponderò alle tue domande e fisseremo un appuntamento.
Scopriremo insieme il modo in cui puoi liberare il tuo potenziale.
Sono disponibile per incontrarti online e parlare di ciò che ti sta più a cuore in questo preciso momento della tua vita.
Ti sarà utile a seminare il tuo giardino per una genitorialità serena, felice e soddisfacente, nel rispetto dei tuoi bisogni e di quelli di tuo figlio.
A martedì prossimo!
Vera Ghirardini
Bibliografia
FILLIOZAT, ISABELLE, Nessun genitore è perfetto, Edizioni Piemme, Milano 2011
HARRIS, RUSS, La trappola della felicità. Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere, Edizioni Erickson, Trento 2010
KABAT-ZINN, MYLA e JON, Il genitore consapevole, Edizioni Garzanti, Milano 2014
MILLER, ALICE, Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé, Edizioni Bollati Boringhieri, Torino 2018
LUMERA, DANIEL e DE VIVO, IMMACULATA, La lezione della farfalla. 7 consapevolezze per rigenerarsi e scoprire un nuovo benessere, Edizioni Mondadori, Milano 2021
POLI, ENRICA FRANCESCA, Le emozioni che curano, Edizioni Mondadori, Milano 2019
POWELL, BERT, COOPER, GLEN, HOFFMANN, KENT, MARVIN, BOB, Il circolo della sicurezza. Sostenere l’attaccamento nelle prime relazioni genitore-bambino, Edizioni Raffaello Cortina, Milano 2016
ROTH, GENEEN, When food is love. Exploring the relationship between eating and Intimacy, Penguin Group, New York 1992
SIEGEL, DANIEL, PAYNE BRYSON, TINA, 12 Strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino. Una guida pratica con esercizi, schede e giochi, Edizioni Raffaello Cortina, Milano 2021