Quell’abitudine che ti tormenta e ti fa decidere quanto vali e se puoi sentirti un genitore efficace o una frana totale.
Oggi voglio raccontarti una storia. Ha a che vedere con la donna in copertina dell’articolo, che si asciuga i capelli.
Dal 1971 hanno avuto molto successo le pubblicità di una nota marca di prodotti per la bellezza che aveva utilizzato il motto “Perché io valgo” per esprimere, a suo avviso, l’emancipazione femminile.
Negli anni Novanta, nella mia personalissima lettura di adolescente, questo “Io valgo”, significava che darsi valore voleva dire usare i prodotti di questa marca. Di conseguenza, ciò che io sentivo realmente, era che se non usavi questi prodotti, se i capelli ed il tuo aspetto, nonché la tua sicurezza, non erano come i capelli delle modelle appena uscite dal trucco e parrucco nella pubblicità, allora non valevi poi tanto.
Significava misurare il valore delle persone in funzione di una caratteristica, di un ideale statico di adeguatezza.
Questo atteggiamento di misurazione in base a un frammento così slegato dalla realtà da risultare patinato, fa da sottofondo a molti dialoghi che i genitori fanno tra sé e sé, quando osservano i propri figli agire diversamente dalle proprie aspettative.
Ci sono momenti della vita familiare in cui tutto scorre serenamente, e il buonumore generalizzato nutre il tuo senso di autostima e la tua percezione del tuo valore personale.
Poi ci sono momenti in cui questo equilibrio non sembra mai essere esistito: basta un comportamento del bambino, o una sua frase, a far calare vertiginosamente quella percezione del valore che sentivi.
Cosa accade in questo pendolo, tra i momenti in cui ti senti efficace, e i momenti in cui non percepisci il tuo valore?
Una prima componente significativa, è il tempo generazionale che ci vuole perché il cambiamento nei modelli educativi possa avere un onda d’impatto lampante nella società, se ti sei perso l’articolo in cui ne ho parlato lo puoi recuperare cliccando in questo link.
Una seconda componente, è la resistenza ai cambiamenti, di cui puoi leggere nell’articolo a quest’altro link.
Una terza componente da considerare, è il tempo fisiologico di apprendimento dei bambini.
Cosa intendo?
Te lo spiego raccontandoti che qualche tempo fa ho avuto necessità di fare un test antigenico diagnostico per il covid.
E’ stata necessaria tutta la mia presenza di spirito per rimanere ferma durante una pratica così sgradevole, seppure non eccessivamente invasiva, a detta degli operatori!
Sono stata fermissima, continuando a respirare lentamente, per permettere che tutto avvenisse al meglio sia per me che per il buon esito del test.
Se hai dovuto effettuare questo stesso test per te stesso o per la tua famiglia, sai a cosa mi riferisco. E sai anche che, per un bambino, avere lo stesso sangue freddo non è possibile.
Occorre tempo, ed esperienza, affinché un bambino comprenda (ed accetti!) di sottoporsi a un trattamento doloroso per un successivo beneficio.
È il loro personalissimo percorso, e non mi stupisce che in molti casi si oppongano con tutte le loro forze.
Al contrario, trovo naturale che si ribellino!
In pochissimi casi, in natura, il dolore è uno stato fisiologico compensato dalla produzione di ormoni che lo rendono accettabile. Questo accade ad esempio, durante il parto naturale.
In tutti gli altri casi, la risposta fisiologica al dolore è lo spostamento, intendo proprio lo spostamento fisico dalla situazione che provoca dolore.
I bambini imparano una reazione diversa allo spostamento, nel tempo.
Noi crediamo di insegnarglielo. In realtà noi siamo il loro esempio, ma hanno i loro geni per imparare a camminare, imparando con i loro tempi, anche se noi a volte vorremmo fossero tempi diversi.
Non siamo noi ad insegnare e al tempo stesso siamo indispensabili nel crescere esseri umani felici e resilienti, col nostro esserci davvero in quel che facciamo, momento dopo momento.
Rimango un attimo su questo concetto.
Cos’è il nostro esserci?
É il nostro stare con loro, sono le esperienze che offriamo come genitori.
Questo può dare una sensazione di assenza di respiro, perché può esserci il timore di non essere abbastanza.
Abbastanza cosa?
Abbastanza bravi, buoni, d’esempio per loro.
Il timore diffuso, è che i bambini sottolineino i punti di fragilità dei genitori.
Si tratta di un modo di accusarli, in fondo, dell’immagine che pensi che diano di te. Temi che i comportamenti per cui ti senti a disagio, gridino al mondo che non sei un buon genitore.
Possono essere comportamenti diversi a seconda delle diverse età:
Pianto incontrollato;
Mancanza di condivisione dei giocattoli;
Carenze nello studio;
Atteggiamenti aggressivi;
Atteggiamenti remissivi…
Del resto un criterio oggettivo universale per attribuire valore a comportamenti umani, non esiste.
L’osservazione del contesto può fare una reale differenza:
Attualmente può risultare più adeguato al contesto uno studente che sappia rispettare le indicazioni degli insegnanti. Immaginandoci ai tempi delle leggi razziali, che tipo di reazione avremmo desiderato alla comunicazione dell’esclusione degli alunni ebrei dalle lezioni?
Una reazione che attualmente verrebbe definita ribelle, per quanto mi riguarda, sarebbe stata auspicabile, ed è quella che poi con ogni probabilità ha poi innescato tutti i movimenti della Resistenza.
Per questo motivo il nostro esserci è il nostro vero potere, perché noi non dobbiamo sempre attivamente FARE perché loro apprendano.
Noi siamo il loro esempio perché osservandoci, si formano le sinapsi che i loro geni predispongono, geni che già sono sufficienti a offrire loro le competenze per, ad esempio, camminare su due gambe.
Si tratta di un modello che offre loro lo stimolo per far gemmare nuove diramazioni tra i neuroni, con i loro tempi, per sviluppare la competenza innata che hanno, in questo caso, di camminare.
É per questo che non è tanto quello che fai, quanto quello che sei che attiva in loro le sinapsi. In questo caso, certamente tu camminando stai eseguendo una azione, e dunque FAI, tuttavia tu cammini su due gambe perché SEI un essere umano.
Puoi anche camminare per sei anni davanti ad un cane, ma il suo corpo non può gemmare le stesse connessioni neuronali permettendogli di camminare su due zampe, poiché non ha le competenze innate per farlo.
Non è fantastico? Tutto quello che serve è tornare a qualcosa che già è in te, la tua bussola interna.
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Ti sarà utile a seminare il tuo giardino per una genitorialità serena, felice e soddisfacente, nel rispetto dei tuoi bisogni e di quelli di tuo figlio.
Recuperare il valore della tua guida interiore, la tua personale bussola, ha un grande impatto su quello che percepisci come il tuo valore intrinseco, ed è quando ti sconnetti da essa che ti senti mancare, se non vedi i risultati che desideri con tuo figlio.
In quei momenti di scollegamento dalla tua guida interiore, percepisci una diminuzione del tuo valore quando tuo figlio non si comporta in come vorresti in una determinata situazione.
Ora, perché pensi di valere meno quando tuo figlio ha una manifestazione diversa da quella che consideri quella adeguata in una determinata situazione?
Se te lo chiedo in un momento di serenità, sono certa che non senti di valere solo se il bambino si comporta in un certo modo.
Tuttavia accade che in quel preciso momento, quando senti profondamente il divario tra la tua aspettativa di comportamento adeguato e la reale manifestazione del bambino, avverti uno strappo.
Si tratta dello stesso strappo che poi ti tiene svegli la notte a chiederti se sei un bravo genitore.
Perché, in quei momenti, affidi al comportamento del bambino la conferma del tuo valore?
Certamente non tutte le competenze sono innate come camminare: l’ambiente interagisce con l’apprendimento, grazie alla formazione di circuiti neuronali, anche in ogni altra competenza.
E ognuno fa esperienze diverse, chi ha fratelli avrà ben presente la differenza di nei ricordi di vita pur essendo cresciuti nella stessa famiglia.
Tuttavia, una cosa in comune l’abbiamo in molti: abbiamo dovuto dimostrare che mamma e papà valevano come genitori con il nostro comportamento, pena la perdita della loro approvazione, e dunque del loro amore. Ti hanno mai detto queste frasi?
Hai detto grazie?
Chiedi scusa!
Perché se non ringrazi e non chiedi scusa, allora le persone penseranno che mamma e papà non te l’hanno insegnato, e li farai sfigurare!
E invece, indovina un po’! I bambini apprendono questi comportamenti sociali osservando i loro adulti di riferimento che li adottano, giorno per giorno.
Si tratta solo di due esempi, ma poiché è da questa esperienza che provieni, la stessa esperienza stai replicando: se hai fatto di tutto per confermare il valore dei tuoi genitori, ora il tuo valore lo ricerchi nella conferma di quello che fanno i tuoi figli.
So che in ogni istante della tua vita hai sempre fatto del tuo meglio con le risorse che avevi a disposizione in quel momento. Il momento presente non differisce da questo: stai ancora facendo del tuo meglio, e se sei arrivato fino alla fine di questo articolo so che nutri ancora la speranza che tutto possa ancora migliorare nella tua vita. Come quando da neonato eri pieno di curiosità e di voglia di vivere, e sentivi che il mondo era pieno di bellezza.
Ed a tutti i neonati viene naturale esprimere il proprio disagio, mentre quando diventano bambini non sempre, continuando ad esprimere il proprio dolore, hanno qualcuno pronto a farli sentire protetti.
Forse è quello che è successo anche a te.
Non perdere l’occasione di un cambiamento che innalzi il tuo livello di gioia, e quello dei tuoi bambini. Non è mai troppo tardi per uscire dai tuoi schemi. Non perderti i miei articoli e prosegui questo percorso per trasformare la vostra relazione curandotene come un giardino prezioso, in cui vedrai crescere i vostri boccioli: iscriviti ora alla mailing list e riceverai ogni venerdì i miei articoli al tuo indirizzo di posta elettronica.
A venerdì prossimo!
Vera
Bibliografia
BROSCHE, HEIDEMARIE, Figli Imperfetti, Come riconoscere i punti di forza nei difetti dei nostri figli, Edizioni Erickson, Trento 2018
FILLIOZAT, ISABELLE, Nessun genitore è perfetto, Edizioni Piemme, Milano 2011
LUCANGELI, DANIELA, A mente accesa, Edizioni Mondadori, Milano 2020
MANITONQUAT, Crescere insieme nella gioia, Prendersi cura dei bambini nella via del cerchio, Edizioni Il leone verde, Torino 2014
SIEGEL, DANIEL J. e PAYNE BRYSON, TINA, 12 Strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino, Raffaello Cortina Editore, Milano 2012