Oggi rispondo a una domanda che mi viene spesso rivolta riguardo alle scuse: come insegno a mio figlio a chiedere scusa? E io, genitore, posso scusarmi con lui?
Ti chiedi mai come imparano a chiedere scusa, i bambini?
Le mamme che mi contattano spesso mi confidano di vergognarsi, quando i bambini fanno qualcosa di cui poi non si scusano, e, a volte, intimare ai piccoli di scusarsi immediatamente dopo l’accaduto dà loro la sensazione di ricevere maggior approvazione da parte di chi le osserva.
Altre volte, le mamme mi chiedono se dovrebbero scusarsi con i bambini, o se invece il mostrarsi vulnerabili non confonda e metta a repentaglio la figura dell’autorità agli occhi dei figli.
Quello di cui mi accorgo, è che i genitori hanno molta pressione, a volte dall’esterno a volte autoimposta.
Potresti ad esempio chiederti di cosa ti rimprovererà tuo figlio, una volta che sarà adulto.
Questo pensiero può diventare martellante, e spesso non ti consente di decidere lucidamente e rimanere presente a te stessa. Essere mamma non vuol dire diventare stratega di guerra e non devi diventare un abile comandante che prevede molte mosse in anticipo in modo da ottenere il risultato sperato.
Al tempo stesso, uno sguardo a lungo termine, ti aiuta a chiarire il tuo obiettivo nel decidere oggi cosa è meglio per te e per il tuo bambino.
Andiamo per gradi. Ti sei mai chiesta, cos’è un errore?
Cos’è un errore?
Spesso ascolto questa parola, “errore”, come se fosse un concetto assoluto. Al contrario, lo sbagliare ha più a che vedere con una discrepanza tra sistemi di valori differenti.
Se ad esempio mi troverò in un paese africano come il Togo, dove si mangia con le mani e spesso dallo stesso contenitore, mangiare con la mano sinistra è considerato maleducato e scortese. Il motivo, una volta scoperto, è semplice: in Africa l’accesso all’acqua per lavarsi non è quotidianità, e la mano sinistra viene utilizzata per l’igiene personale…al bagno!
Dunque risolvono un problema di ipotetica contaminazione del cibo, utilizzando mani differenti per mangiare e per pulirsi.
Come puoi valutare che è un errore mangiare con la sinistra se nel tuo paese sei abituata a lavarti le mani con acqua e sapone ogni volta che vai al bagno?
Il tuo sistema di valori sarà quindi diverso da quello di una persona cresciuta in Togo, se sfodererà uno sguardo sorpreso mentre mangi con la mano sinistra, sarà molto probabile che tu non ne comprenda nemmeno il motivo. Come puoi chiedere scusa se non sai di aver sbagliato?
Ci sono altri motivi per cui si può entrare in conflitto con i sistemi di valori. Anche con il tuo stesso sistema in cui credi e che applichi ogni giorno.
Ricordo di aver letto una notizia, mesi fa, in cui si raccontava di una donna che in preda alla rabbia aveva distrutto proprietà per svariate decine di migliaia di euro. La rabbia era scaturita dal rientrare in anticipo da un viaggio di lavoro, e trovare il marito a casa in intimità con un’altra.
Ora, io non conosco la signora in questione, ma tendo a pensare che non approvi la distruzione di proprietà privata, ma immagino che in quel momento preciso, la priorità di dare voce alla sua emozione, deve aver prevalso sul suo sistema di valori, che coincide anche con il sistema di valori della società.
Si tratta dunque di un problema causato dalla scarsa esperienza nel percepire un’emozione e viverla in modo ecologico, ovvero rispettoso, verso se stessi e verso gli altri.
Noto questa stessa confusione nello spiegare il perché di un’azione, attribuendo la responsabilità al comportamento altrui.
“Lo faccio perché ti voglio bene” e altre storie (false) che ci raccontiamo
Come esempio ti porto una frase che avrai sentito svariate volte nella tua infanzia:
“Gigi, a scuola, ti tratta male perché gli piaci molto!”
Una frase da non dire ai bambini, che apparentemente racconta il fraintendimento nelle relazioni di coppia, secondo cui le persone che ti trattano male, lo fanno perché è il loro modo di esprimere affetto.
Sarò spietata: è una infame stupidaggine. E non nasce nemmeno dalle dinamiche romantiche. Nasce in casa, dalle persone che ti amano di più, e che magari ti costringevano a mangiare tutta la zuppa “perché ti volevano bene”, che ti gridavano cosa fare e cosa non fare “per il tuo bene”, che magari ti hanno picchiato e lo hanno fatto “per te”.
Balle.
Lo hanno fatto perché, in quel momento, non sapevano come guidarti con rispetto mentre al tempo stesso provavano le proprie emozioni.
Ma Vera, cosa c’entra questo con il chiedere scusa?
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Come hai imparato a chiedere scusa
Come impariamo a chiedere scusa, non possiamo ricordarlo con semplicità. Condivido con te la mia ipotesi.
Nel farti pesare che “a causa tua” oppure “per il tuo bene” qualcuno aveva alzato la voce, ti hanno obbligato a fare una scissione tra ciò che provavi e ciò che dovevi fare: dovevi chiedere scusa perché la situazione, o meglio l’autorità di quel momento, lo richiedeva. Così hai appreso quelle che io chiamo le scuse meccaniche. Quelle che obliteri come un biglietto dell’autobus come il tuo dovere di brava cittadina.
Quelle scuse che oggi vanno fatte perché “si fa così”, ma che quando le ascolti somigliano di più a dei “và a quel paese!”.
Quelle scuse che non hanno realmente a che fare con la presa in carico, e la consapevolezza, di aver ferito l’altro, e con il reale dispiacere che, chi è stato ferito, amerebbe sentire. Sentire che viene riconosciuta la ferita.
Ed è qui che ti chiedo, e che vorrei che mi scrivessi nei commenti:
Quanto pagheresti, oggi, da adulta, per ricevere delle scuse sincere dai tuoi genitori? Scuse che includono una assunzione di responsabilità da parte loro. Che ristabiliscono che non era tua la responsabilità di come ti hanno trattata?
Parlo di scuse che hanno a che vedere con il modo in cui hanno insinuato che era tua la responsabilità per il loro tono di voce, o per averti ignorata, o per averti magari strattonata. Certo che, se ad esempio tiravi gli occhiali per terra quando eri arrabbiata, la richiesta di vivere la rabbia senza danneggiarli era adeguato!
Ma immagina che oggi arrivino le scuse per il modo sgarbato e poco affettuoso in cui ti è stato detto di non farlo, tu, cosa provi nel sentire questo sollevarti dalla responsabilità delle azioni dei tuoi genitori?
Come si impara a chiedere scusa
Immagina, allora, com’è per il tuo bambino, quando c’è uno strappo tra voi. Quando alzi la voce, e tutto quello che vuole è risentire che la sua mamma gli vuole bene, quanto immagini che agogni a quella presa in carico di responsabilità? Quanto vuole sentirsi sollevato dall’essere colui che attiva la tua voce grossa?
Questo gli insegnerà, nel tempo, a prendere la sua di responsabilità, quando sbaglia, anche in buona fede. E il mostrargli come si chiede scusa, anche agli altri.
Tu gli fai da specchio, quando per sbaglio gli pesti un piedino e gli chiedi scusa. Quando per sbaglio è il tuo bambino che al parco giochi fa qualcosa per cui poi un altro bimbo è triste, e tu chiedi scusa al bambino mostrando al tuo qual è il comportamento corretto (e mostrando comprensione per l’emozione del bambino coinvolto!)
Un’importante precisazione
Quando mostri comprensione e, eventualmente, dispiacere, per ciò che è accaduto, il tuo solo compito è prendertene la responsabilità. Non stai cercando un giudice, in tuo figlio: il bambino non ha il compito di assolverti o condannarti. I bambini, per molti, moltissimi anni, perdonano sempre mamma e papà! Quel che desiderano, e quel che serve loro, è ricongiungersi con te e sapere, e sentire, che non hanno il peso di regolare le tue emozioni al posto tuo
Qual è la tua esperienza con le scuse?
Raccontamelo nei commenti!
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Parleremo, risponderò alle tue domande e fisseremo un appuntamento.
Scopriremo insieme il modo in cui puoi liberare il tuo potenziale.
Sono disponibile per incontrarti online e parlare di ciò che ti sta più a cuore in questo preciso momento della tua vita.
Ti sarà utile a seminare il tuo giardino per una genitorialità serena, felice e soddisfacente, nel rispetto dei tuoi bisogni e di quelli di tuo figlio.
A martedì prossimo!
Vera Ghirardini
Bibliografia
FILLIOZAT, ISABELLE, Nessun genitore è perfetto, Edizioni Piemme, Milano 2011
KABAT-ZINN, MYLA e JON, Il genitore consapevole, Edizioni Garzanti, Milano 2014
MILLER, ALICE, Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé, Edizioni Bollati Boringhieri, Torino 2018
LUMERA, DANIEL e DE VIVO, IMMACULATA, La lezione della farfalla. 7 consapevolezze per rigenerarsi e scoprire un nuovo benessere, Edizioni Mondadori, Milano 2021
SIEGEL, DANIEL, PAYNE BRYSON, TINA, 12 Strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino. Una guida pratica con esercizi, schede e giochi, Edizioni Raffaello Cortina, Milano 2021