Oggi parliamo di questa emergenza, e di come poter trasformare questo momento ancora portatore di incertezza, in qualcosa di costruttivo e nutriente ora e per il resto della vita.
Ho ascoltato le preoccupazioni di molti genitori, nei mesi passati, e anche se attualmente la vita in Italia scorre senza ulteriori lockdown, voglio proporti riflessioni su come incanalare incertezze e paure riguardo alla stagione che verrà.
Non sappiamo cosa sarà del nostro autunno e del nostro inverno, e fingere che questo pensiero non esista, non ti migliorerà la vita.
Ci sono aspetti molto incoraggianti:
Attualmente, il paesaggio urbano è differente, i bar e i ristoranti sono aperti, hanno riaperto piscine, palestre, cinema, musei, le librerie sono aperte, i parchi rimangono aperti.
Il panorama a livello nazionale ed internazionale è variegato e offre possibilità di soluzioni differenti, che danno una idea maggiore di scelta e libertà personale, a seconda di parametri che mano mano si delineano più chiaramente, se pur non del tutto nitidi – soprattutto per i non addetti ai lavori come me: lo studio delle statistiche e dell’impatto delle regolamentazioni, anche per gli esperti, è ancora in studio.
ATTENZIONE – NON STIAMO QUI PER PARLARE DI COSA SIA GIUSTO FARE O NON FARE A LIVELLO DI POLITICHE SOCIALI, SANITARIE, FINANZIARIE, E NEMMENO CON LA SCUOLA.
Questo non è il mio lavoro e non mi permetto di fare speculazioni a riguardo.
In questo luogo io voglio parlare di come ti senti, del tuo sguardo sul mondo e di come puoi agire per innalzare la tua qualità di vita e la tua energia in un momento di grande crisi.
Parlare a livello MACRO, senza agire a livello MICRO, nel tuo agire quotidiano e partendo da te, non ha alcun impatto a lungo termine per la tua qualità di vita.
Ed è in questa ottica che voglio parlarti del cambiamento più significativo che noto: si tratta dell’atteggiamento delle persone.
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L’anno scorso, durante il primo lockdown a marzo, si vedevano appesi ai balconi gli arcobaleni accompagnati dalla scritta “Andrà tutto bene”.
L’idea era di incoraggiarsi a vicenda su un futuro incerto, colorandoci un po’ la vita.
Mi sono spesso chiesta cosa significasse il “bene” in quella frase, per ciascuna di quelle persone. “Bene” è una parola che si usa per rispondere al vicino che ci sta antipatico quando ci chiede come stiamo, e anche per rispondere quando invece siamo molto felici, al massimo aggiungendo “Sto proprio bene”.
Ma quel “bene” può voler dire troppe cose per essere contenuto in una sola parola.
Infatti ora la maggior parte delle persone ha una grande consapevolezza: non si sa quando finirà questo momento di crisi.
Voglio essere esplicita: non importa se la tua principale paura è la crisi sanitaria, la malattia, la limitazione di libertà personali, o il futuro dei tuoi figli, o un mix di queste componenti.
Ciò che importa, nel mio ambito, è cosa ne fai di tutto ciò che tu provi quando emerge questa emozione, e cosa decidi di farne.
Occorre spostare il locus of control, il centro di controllo, da fuori a dentro, dal macro al micro: i desideri sono fondamentali, ma occorre verificare se si tratta di pretese verso un responsabile esterno che immagini che abbia tutto il potere su di te affinché tu sia felice o infelice.
Siamo stati tutti chiamati ad apprendere a muoverci in una cornice molto più limitata rispetto a quanto siamo sempre stati abituati nella nostra età adulta.
È per questo che i bambini sembrano avere una resilienza maggiore a questa situazione. Il loro grado di libertà è sempre stato più limitato rispetto al nostro, noi genitori siamo adulti e da più tempo possiamo decidere di noi stessi.
Siamo obbligati ad imparare il minimalismo, poiché privati di parti della vita che ritenevamo indispensabili fino a poco tempo fa, e a rivedere le priorità in modo traumatico: io amo trarre il buono dal cambiamento e accompagnare le mie clienti nei cambiamenti ma ricordo bene ogni volta che ho dovuto mantenere la lucidità nei momenti traumatici e non mi sarei augurata che questo cambiamento avvenisse in modo così repentino, dall’esterno e con dolore e paura.
E per quanto mi riguarda, il cambiamento nell’atteggiamento delle persone, rispetto allo scorso anno, ha un salto di qualità: invece di andare in un futuro non definito con qualità non definite, come quando si appendevano ai balconi gli striscioni di “ANDRÀ TUTTO BENE”, le persone stanno imparando a modo loro a stare nel qui ed ora.
E per questo c’è stat una grande pesantezza, negli ulteriori momenti di lockdown anche quest’anno: il presente precario un po’ scotta e ogni tanto ascolto racconti che ne fuggono. Quando qualcuno si immagina il futuro catastrofico, è una forma che può rassicurare: invece di non avere idea di come sarà il futuro, preferiscono immaginarlo terribile così da credere di potersi preparare e non fare un salto nel vuoto.
Molti dei desideri dei genitori con cui ho parlato nell’ultimo anno, fanno parte dell’ambito MACRO, senza agire nell’ambito MICRO direttamente.
Il locus of control, il centro di controllo, è esterno a te se desideri che la scuola sia una priorità per lo stato, poiché non deciderai direttamente tu che fare con la scuola. Molti di questi desideri, sono inoltre realizzabili, anche se vanno riadattati: una mamma desiderava sposarsi col partner. Per farlo, non è necessario che termini la pandemia, l’aspettativa su come deve essere il matrimonio può essere il vero ostacolo, o altre dinamiche più intime, ma non si tratta di un ostacolo della pandemia, ci si può ancora recare in comune a sposarsi.
Il tuo quotidiano è fatto di piccole cose su cui hai un potere o su cui puoi recuperarlo, e queste cose sommate tra loro migliorano realmente la qualità della tua vita.
La maggior parte delle mie clienti e dei genitori con cui parlo, si ritrova ad avere avuto una vita con restrizioni e regole e recinti enormemente più piccoli, ma ci vuole infilare abitudini e aspettative ingombranti come quelle che aveva prima della pandemia.
Perché ridurre, semplificare, è molto molto MOLTO controintuitivo.
Siamo abituati che di più e meglio. Invece, ora, siamo chiamati a ridurre.
Mi scuso per la lunghezza della mia lettera, ma non ho avuto il tempo di scriverne una più breve”. Così Blaise Pascal, intorno al 1656, apriva una tra le più note delle sue Lettres Provinciales.
Sì, perché nonostante il nostro retaggio scolastico secondo il quale più si scrive e meglio è, la brevità è un vero punto di arrivo, il risultato di un lungo lavoro editoriale e di molte revisioni.
Vale lo stesso per la quotidianità: più fai più senti di dare valore alla tua vita, in verità è l’esatto opposto. Su meno azioni concentri la tua energia, più darai valore ad esse.
Ed ora voglio valorizzare quello che di buono ci porta questo momento e quale opportunità è di:
– Accettare le emozioni negative: viverle e sentirsi impotenti e incerti e precari è una realtà attualissima. Come quando i bambini non accettano che il viaggio in auto non sia finito, e continuano a chiedere “siamo arrivati? Siamo arrivati? E adesso, siamo arrivati?” e tu per stress puoi essere tentato di rispondere con nervosismo. Perché immagini che come tu ti sei abituato allo stress di non poter fare niente per accorciare il viaggio in auto, anche loro non debbano stare in contatto con il disagio di non potersi muovere.
– L’altra opportunità è sfrondare i bisogni effimeri, per portare questa competenza di minimalismo, anche oltre la crisi
Cosa sei disposto a lasciar andare per fare spazio a ciò che ti arricchisce, in senso ampio?
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A venerdì prossimo!
Vera
Bibliografia
GIUSTI, EDOARDO e CROCE, LUANA, Con-tatto con l’Assoluto. La finitudine come angoscia…dell’unica certezza eterna!!, Edizioni Sovera, Roma 2017
PELLAI, ALBERTO e TAMBORINI, BARBARA, Tabù, Edizioni Mondadori, Milano 2020
PINKOLA ESTÉS, CLARISSA, Donne che corrono coi lupi, Edizioni Frassinelli, Trento 2009
VITALE, SIMONA, Femminilità e abbondanza, Edizioni Amazon 2019